(dal sito dell’Istituto giapponese di cultura)
9 OTTOBRE – 4 DICEMBRE 2019
a cura di Mieko Iwai (Curator, Panasonic Shiodome Museum)
Yakishime, alias terra cotta ad alta temperatura, è uno dei metodi primordiali di produzione ceramica, forte di una tradizione che giunge intatta ai giorni nostri. La mostra presenta ceramiche figlie di retaggi ancestrali, presentandone la storia – dai primi esemplari ai moderni corredi del tè, stoviglie e objets d’art – allo scopo di comunicare la sensibilità estetica squisitamente propria del popolo Giapponese.
Mostra itinerante targata Japan Foundation, consta di una introduzione e tre sezioni, come a seguire.
Per saperne di più
INTRODUZIONE: nascita dello yakishime
La produzione delle ceramiche yakishime data al tardo periodo Heian (fine XII secolo) presso Bizen, Tokoname, e altri centri produttivi le cui tradizioni originano nel periodo Sue (IV-V secolo). Prive di smalto, cotte alle alte temperature di 1,200 / 1,300°C, le ceramiche vetrificano, divenendo estremamente compatte e impermeabili. Il verbo yakishimeru – legarsi indissolubilmente attraverso la cottura – è all’origine del termine yakishime. Nel periodo Kamakura (1185-1392), la produzione yakishime si estende a Shigaraki, Tokoname e altri centri, attivi ancora oggi. La sezione introduttiva presenta la storia dello yakishime, che ha giocato un ruolo importante nella ceramica giapponese dal periodo Heian fino ai nostri giorni.
Sezione 1: Yakishime e utensili del tè
Le ceramiche Yakishime, utilizzate diffusamente come stoviglieria quotidiana in Giappone, subirono una importante trasformazione nel periodo Muromachi (1336-1573 dc). Con ascesa e successo della cerimonia del tè, maestri e allievi si ispirarono a un senso della natura squisitamente giapponese e lo espressero con gli ideali di wabi e sabi. Vennero attratti dal vasellame yakishime proveniente da centri noti come Bizen e Shigaraki, dove le stoviglie di tutti i giorni furono promosse a corredo del tè. La sezione presenta ceramiche prodotte dal periodo Momoyama fino a quelle dei maestri contemporanei. Il setting ideale, la stanza del tè. All’Istituto Giapponese, il tokonoma, lo spazio della casa adibito al bello.
Artisti in sezione:
Abe Anjin, Isezaki Kôichirô, Isezaki Jun, Uchida Kōichi, Kakurezaki Ryūichi, Katō Tsubusa, Kaneshige Tōyō, Kaneshige Yūhō, Kuroda Taizō, Koie Ryōji, Tsujimura Shirō, Yamamoto Tōshū, and Wakasugi Seiko
Sezione 2: Washoku e Yakishime
Nel dicembre 2013, washoku, la cucina giapponese è dichiarata Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO. Nella motivazione si legge che “una caratteristica del washoku è il senso estetico della natura e delle stagioni in divenire espresso a tavola”. E ancora, “l’uso di piatti e altri utensili che riflettono il cambiamento stagionale” è una parte essenziale della cultura alimentare giapponese. Gli utensili includono, naturalmente, ceramiche, soprattutto yakishime, non presenti sulle tavole occidentali, in cui affiora una spiccata sensibilità giapponese. La sezione 2 presenta lo yakishime da tavola, adatto al pasto giapponese, tradizionalmente basato su una zuppa e tre pietanze.
Artisti in sezione:
Ohno Yoshinori, Kaneshige Kōsuke, Kitaōji Rosanjin, Shimizu Mayumi, Nikaidō Akihiro, Harada Shūroku, Fujiwara Kei, Fujiwara Yu, Miyao Masahiro, Murofushi Eiji, Yamada Jōzan III, Yokoyama Naoki, Yū Kōbō
Sezione 3: Yakishime come Objets d’art
La storia dello yakishime risale a 8 secoli fa. Oggi, pur continuando a evolversi come utensili quotidiani o al servizio della via del tè, le ceramiche yakishime si muovono in direzioni nuove, come objets d’art, libere da canoni funzionalistici. La sezione finale della mostra presenta objets scaturiti dall’idea di vaso e sviluppati in molteplici varietà stilistiche.
Artisti in sezione:
Ikura Takashi, Izumita Yukiya, Isezaki Kōichirō, Isezaki Jun, Ichino Masahiko, Itō Sekisui V, Itō Tadashi, Ōtani Shirō, Kakurezaki Ryūichi, Kaneshige Kōsuke, Sago Michiko, Shimamura Hikaru, Tanaka Tomomi, Tsuji Seimei, Tokumaru Kyōko, Hattori Makiko, Mihara Ken, Wada Akira
Esperienza tattile
Il corner è pensato per offrire al pubblico un’esperienza tattile, per toccare, tenere e testare le ceramiche yakishime di Bizen e Shigaraki.
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