Definire l’indescrivibile, il concetto di dor in romeno

Il dor in romeno nasce dalla mancanza, dal desiderio di rivivere un sentimento, è nostalgia, assenza, aspirazione e molto di più.

Articolo di Nadia Plamadeala

Si può provare dor per la terra natia, per una persona, per ciò che è stato importante, per tutto ciò a cui abbiamo voluto bene. Il dor non ha unità di misura, vive in tutte le dimensioni temporali, è persistente nella letteratura romena, dalla transumanza dei pastori che cantano la loro terra, alla nostalgia per la persona amata e perduta. Come il filo rosso del martisor – piccolo amuleto che i romeni regalano ai propri cari ogni Primo Marzo – dor attraversa moltissime canzoni popolari con la cantilena che diventa il leitmotiv dell’amore e della memoria “Of dorule, dor” – “Ahi, nostalgia, nostalgia” sarebbe la traduzione più vicina, che però non riesce a rendere lo spettro di emozioni che questa mancanza comporta nei popoli romeno e moldavo. Dor è ciò che proverà la madre del pastore nella ballata popolare Miorita, quando suo figlio verrà ucciso da invidiosi, senza una redenzione. Il dor spinge la protagonista del famoso romanzo omonimo, Mara, ad affrontare numerosi pericoli per trovare il marito scomparso in montagna. Dor può diventare anche un desiderio dell’avvenire, della morte e dell’unione con la natura, come nella poesia del più grande poeta romeno Mihai Eminescu: “Ho un solo desiderio: Nel silenzio della notte/Lasciatemi morire/Al margine del mare”. Chi comprende questo sentimento, può entrare in sintonia con questa terra ricca di storie, contraddizioni e mistero.

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