La rappresentazione del corpo negli artisti dell’Accademia americana a Roma
Articolo e foto di Davide Iannotta
The Academic Body – Il corpo umano nella riflessione dei borsisti americani, da fine ‘800 ai giorni nostri. Fotografie, sculture, installazioni, ricostruzioni, video: la mostra dell’Accademia americana a Roma riesce in una piccola antologia di epoche e tecniche artistiche; un viaggio nella storia della più antica istituzione culturale statunitense all’estero attraverso il mezzo espressivo dominante nella scena artistica contemporanea: il corpo, appunto.
Un percorso espositivo complesso che mette in dialogo periodi, personaggi e tecniche eterogenee: dalla scultura contemporanea (in bronzo) a quella classica (in marmo o argilla), dalla fotografia alla serigrafia, dalla pittura fino alla video arte e all’installazione ambientale.
Il corpo è la tematica scelta per il 2018 – 2019 dal Direttore artistico dell’Accademia, Peter Benson Miller: un ciclo di iniziative aperto lo scorso novembre con le polaroid dell’italiano Paolo Gioli e che continua declinando la riflessione sul corpo umano inteso come campo di battaglia tra natura e cultura, tra personale e sociale, nell’ottica circoscritta, ma proprio per questo significativa, dell’avanguardia artistica selezionata in oltre un secolo di storia.
Molte le opere che coniugano ricerca e impegno sociale: come la scultura in bronzo di Patricia Cronin, realizzata nell’anno in cui gli Stati Uniti riconoscevano legalmente le unioni civili, che ritrae due donne abbracciate nello stesso letto alla maniera dei sarcofaghi tombali degli antichi romani, o le piccole statuette di Samford Biggers, feticci africani che l’artista ricopre di una cera malleabile e su cui poi spara al poligono di tiro; le figure martoriate dai colpi di proiettile vengono colate in bronzo e ribattezzate con i nomi degl’afroamericani uccisi dalla polizia.
Impressionante il grande scheletro proposto in apertura del percorso espositivo da Sissi: adagiati a terra, su un rettangolo bianco di 4×3 m circa, frammenti di legno rinvenuti sul litorale laziale riproducono la fisionomia dei resti umani. Un’immagine che ha dell’ancestrale e che al contempo richiama la tragedia infinita dei naufraghi morti nel Mediterraneo.
Come spesso accade nell’Accademia americana, l’esibizione coinvolge altri spazi oltre alle 2 sale della galleria: in questo caso, il lounge-bar dell’Istituto e le gallerie sotterranee. Nel primo ambiente, dove da decenni campeggiano i ritratti dei personaggi più illustri che hanno frequentato l’Accademia (tutti uomini e bianchi), sono inseriti per l’occasione immagini in stile pop di borsisti di colore, in una critica all’establishment che vediamo spesso attraversare la società a stelle e strisce (ne è un esempio recente l’edizione degli Oscar senza candidati afroamericani che diede origine alla campagna social #OscarSoWhite); nei sotterranei invece ci sono le 2 macro installazioni di Tom Johnson e del duo Adrianne Kennedy e Jessie Marino, con i loro corpi in pezzi che ironicamente prendono vita sotto forma di ologrammi proiettati in piccole scatole buie, l’ultima delle quali, a grandezza uomo, in cui entrare fisicamente.
La mostra The Academic Body resterà aperta fino al 13 Luglio 2019, dalle ore 16 alle 19, dal giovedì al sabato. Per maggiori info