Padre Boyle e le gang di Los Angeles. La forza della compassione, per dare voce a chi non sapeva di averla
Il 21 marzo si è tenuto il convegno “Tatuaggi sul cuore: parabole contemporanee di compassione e fratellanza”, presso il Lay Centre at Foyer Unitas di Roma.
Articolo di Angelica Conticelli
Le gang di Los Angeles e la vita dei ragazzi nelle strade della metropoli statunitense. Questo il tema dell’incontro con Greg Boyle al Lay Centre di Roma. Dopo i saluti, la direttrice dell’istituto Donna Orsuto, professoressa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha introdotto l’intervento del padre gesuita Boyle. Nelle sue parole il racconto della difficile realtà dei ragazzi vittime delle strade nelle gang di Los Angeles e, della nascita del suo programma “Homeboy industries“, oggi di rilevanza mondiale.
Nel 1986 Gregory Boyle divenne pastore della “Dolores Mission Church”, la parrocchia cattolica più povera di Los Angeles. Comprendeva “Aliso Village e Pico Gardens”, i due più grandi progetti di edilizia pubblica ad ovest del Mississippi, dove c’è la più alta concentrazione di gang di tutta l’America. Non a caso Los Angeles è conosciuta anche come la capitale delle gang nel mondo.
Il fenomeno della violenza di gruppo era contrastato con altrettanta violenza e le politiche di giustizia criminale erano molto dure, si assisteva infatti ad incarcerazioni di massa, che tuttavia non risolvevano il problema. Anzi, il padre fa notare come l’esperienza carceraria lasciasse degli “effetti collaterali” nelle anime dei ragazzi privati dalla loro giovinezza.
In questo contesto, nel 1988, padre Boyle fonda il programma di reinserimento sociale “Homeboy Industries”. L’intento era quello di offrire un’alternativa; un cambio di prospettiva. Ma il cambiamento radicale fu adottare un approccio umano verso tutte quelle persone disagiate, costrette ai margini delle società.
Boyle offre loro una via di uscita impegnandoli in lavori socialmente utili e sostenendo le loro famiglie. Grazie al suo programma i ragazzi sono accolti in una comunità di amore e mutua parentela, dove attraverso l’empatia e la compassione i ruoli di vittima e di salvatore si confondono, riscoprendosi uniti nel circolo della comunità. Si può inoltre usufruire di una serie di servizi che vanno dalla rimozione dei tatuaggi identificativi delle varie gang, alla gestione della rabbia, agli incontri con i genitori.
Gli obiettivi principali del programma sono: 1) ridurre le recidive, 2) ridurre l’uso di sostanze, 3) migliorare la connessione sociale, 4) migliorare la sicurezza delle strade e degli alloggi, 5) riunire le famiglie.
Boyle sostiene che la violenza delle gang nasca dalla mancanza di speranza e di prospettive per il futuro e, con il suo progetto offre proprio questo, la speranza di una vita migliore lontano dalla droga e dalla violenza. Egli crede che il comportamento “deviato” dei ragazzi non sia il vero problema, ma la manifestazione di un disagio sociale più profondo che può essere sanato solo con la compassione e con la fede. Racconta di come si senta un privilegiato perché da 33 anni lavora accanto alle persone in difficoltà; anche quando gli altri dicevano che avrebbe perso il suo tempo, lui non ha mai perso la speranza ed ha trovato una “luce” ai confini della società. Una luce che può ancora illuminare un futuro tristemente disegnato. La stessa luce in fondo agli occhi limpidi di un giovane ragazzo, costretto a guardare la propria madre in un bagno di sangue. Sopraffatta da un dolore cui nessuno prestava attenzione, aveva deciso di farla finita.
Afferma Boyle: “Il nostro impatto è evidente in ogni vita trasformata e poiché queste vite hanno un impatto sulle loro famiglie e sulla comunità, stiamo creando un effetto positivo non solo attorno alla città di Los Angeles, ma nelle comunità di tutto il mondo”.
Padre Boyle sente che sia necessario raggiungere i margini della società per rompere i muri dell’esclusione sociale che dividono le persone in categorie. Solo in questo modo, dice, possiamo ritrovarci nel cerchio della compassione e comprendere come ogni essere umano appartenga all’altro.
Frase emblematica del discorso di Boyle è stata: “Tu vai al margine per fare la differenza ma ti rendi conto che sono loro che fanno la differenza su di te”. Dice inoltre: “Noi non salviamo le persone, noi vediamo le persone”. “You are here!” Ripete commosso Greg, “you are here!” Tu sei qui! Semplicemente le persone in difficoltà non si possono ignorare. Una frase tanto naturale, quanto potente da scuotere le coscienze della sala e del mondo intero.
Padre Greg è l’autore del bestseller: Tatuaggi sul cuore, il potere della sconfinata compassione; edito dal New York Times nel 2010. Ha ricevuto numerosi premi, diplomi e riconoscimenti, tra cui la medaglia all’onore civico e il premio per la pace della California. Nel 2014 la Casa Bianca ha nominato Padre Boyle un campione del cambiamento. Nel 2017 ha ricevuto la “Medaglia Laetare” dall’università di Notre Dame, il più antico riconoscimento conferito ai cattolici americani.
The Lay Centre at Foyer Unitas
(Foto Lay Centre at Foyer Unitas)