Le nuove generazioni rivendicano il diritto al futuro

Redazione

Una ragazzina svedese di 16 anni affetta dalla sindrome di Asperger ha detto in faccia al  commissario Ue, Jean Claude Junker, che rischia di essere ricordato come uno dei peggiori farabutti della storia. E’ successo lo scorso febbraio, durante una seduta del Parlamento europeo a Bruxelles. La ragazza si chiama Greta Thunberg: guida ormai un esercito di adolescenti che ogni venerdì marinano la scuola e scendono in piazza per chiedere azioni concrete in contrasto al cambiamento climatico.

Greta ha cominciato il suo “School strike for climate action” in solitudine, a fine agosto, quando la mattina del primo venerdì di scuola si è presentata alle porte del Parlamento svedese armata di un cartello che chiedeva fatti e non parole nella lotta alle emissioni.

La scorsa settimana sono scesi in strada oltre 10 mila studenti nella capitale belga, circa 30 mila in tutta la Germania, ma la protesta studentesca si è allargata e ha coinvolto giovani di tutte le latitudini, dai ragazzi giapponesi a quelli australiani, passando per Stati Uniti e Gran Bretagna.

Il movimento sta raccogliendo adesioni trasversali: l’associazione dei docenti del Regno Unito si è dichiarata ufficialmente a favore dello sciopero, mentre 3 mila scienziati hanno firmato una lettera di aperto sostegno a Greta e ai ragazzi che lottano per il clima.

Non mancano i detrattori: tra chi sostiene che lo sciopero sia solo una buona scusa per saltare scuola e chi, come la cancelliera tedesca Angela Merkel, sospetta dietro il movimento influenze politiche internazionali, russe in particolare, tese a destabilizzare il vecchio continente in vista delle prossime elezioni europee di maggio.

Il 15 marzo, intanto, 123 Paesi in tutto il mondo vedranno sfilare i propri studenti nelle strade di oltre 2000 città in quella che potrebbe essere una delle manifestazioni mondiali più partecipate degli ultimi anni.

“Abbiamo iniziato a sistemare il disastro che avete creato voi e non ci fermeremo fin quando non avremo finito”, diceva Greta in conclusione del suo intervento al Parlamento europeo. Se la stessa determinazione verrà mostrata da milioni di ragazzi in tutto il mondo, forse, c’è davvero una possibilità di cambiamento.

 

 

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