Med Film Festival: la cerimonia di premiazione è un viaggio

Articolo e foto di Rosy D’Elia

Due ragazzi che si tuffano dalla scogliera e il rumore del mare in sottofondo nella sala del Cinema Savoy. Comincia così, il 18 novembre, la cerimonia di chiusura del Med Film Festival, la manifestazione che da 24 anni porta a Roma il lavoro dei registi del Mare Nostrum. Nel 2018, 79 film provenienti da 34 paesi.

In platea si sente discutere di cinema in diverse lingue: spagnolo, francese, arabo.  “È stato un percorso bellissimo”, dice Ginella Vocca, presidente e fondatrice. Un vero e proprio viaggio da una sponda all’altra del mediterraneo.

L’OMAGGIO A DORA BOUCHUCHA E I VINCITORI DEL MED FILM FESTIVAL

La Tunisia è una delle tappe fondamentali con l’omaggio alla carriera alla produttrice Dora Bouchoucha: “Sono orgogliosa, onorata e Il viaggio continua con le premiazioni. Giudici sono gli addetti ai lavori della giuria ufficiale Amore e Psiche che hanno premiato Treasure Island del francese Guillaume Brac. Il giudizio spetta anche gli studenti universitari  che hanno portato il pubblico in Turchia con la premiazione di Sibel, di Cagla Zencirci e Guillaume Giovanetti. E agli studenti delle scuole di cinema del Mediterraneo che, insieme ai detenuti di Rebibbia, hanno discusso la scelta della Tunisia rurale di Brotherhood, di Meryam Joobeur.

Anche i giovani spettatori dal mondo hanno un ruolo, sono quelli della giuria Piuculture che hanno preferito l’Egitto di Yomeddine, di Abu Brakr Shawky.”Il mediterraneo deve restare uno strumento di comunicazione”, dice Whylton, giurato gabonese. E almeno in questa serata è proprio così: il Mare Nostrum è apertura, condivisione, consapevolezza delle differenze.

ISRAELE, ULTIMA TAPPA DEL MED FILM FESTIVAL

L’ultima tappa del festival è sulla terraferma con la proiezione di A tramway in Jerusalem, di Amos Gitai. Con una giornata su una linea del tram che attraversa Gerusalemme il regista racconta tutta la sua complessità: luoghi comuni, timori, contraddizioni, culture, tradizioni. “Ricorda un tram chiamato desiderio”, dice il giornalista Federico Pontiggia introducendo il film. “In questo caso il desiderio è quello della pace”.

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